Il Dr. Genco rivolge particolare attenzione ai nuovi materiali e alle nuove tecniche mini-invasive al fine di garantire al paziente affetto da patologie dell’anca una strategia chirurgica individualizzata, una guarigione più veloce aumentandone la sua soddisfazione nel breve-medio-lungo termine.
- GENERALITÀ
- ARTROSI DELL’ANCA o COXARTROSI
- PROTESI DI ANCA
- MINI-INVASIVITÀ
L’articolazione dell’anca, o coxo-femorale, è composta da un’impalcatura scheletrica tenuta insieme da diversi muscoli e legamenti. Le ossa, che formano l’articolazione dell’anca, sono:
• L’acetabolo, porzione del bacino nato dalla fusione della “cartilagine a Y”, quindi dalla fusione dell’ileo, del pube e dell’ischio (le 3 ossa del bacino). La cavità acetabolare costituisce la cavità dentro la quale si posiziona la testa del femore.
• La testa del femore, ovvero la sua porzione prossimale.
L’anca è una delle articolazioni più grandi del corpo umano e appartiene alla famiglia delle enartrosi. Nelle enartrosi una porzione ossea convessa alloggia in una porzione ossea concava; tale struttura con i suoi 3 gradi di libertà consente un’ampia mobilità, superiore a quella degli altri tipi di articolazione, pur garantendo un’enorme stabilità.
Per ridurre le frizioni e gli urti da impatto, l’articolazione dell’anca è circondata da liquido sinoviale e da cartilagine. Se ne fosse priva, le superfici ossee andrebbero incontro a deterioramento, a causa dello sfregamento continuo tra loro. L’anca è fondamentale, poiché permette all’uomo di assumere la stazione eretta, di camminare, di correre ecc. E’ l’articolazione più profonda del corpo umano, circondata da numerose strutture muscolari, nervose e vascolari. La conoscenza dell’esatta anatomia risulta essere imprescindibile per un chirurgo dell’anca.
L’artrosi dell’anca è una malattia degenerativa caratterizzata da una progressiva usura della cartilagine articolare fino a lasciare “scoperte” le superfici articolari, che letteralmente “gratteranno” tra di loro.
Si tratta di una patologia molto diffusa e ad essere colpite più frequentemente d’artrosi d’anca sono le persone sopra i 50 anni, di sesso femminile, obesi.
A seconda dell’origine distinguiamo due forme di artrosi dell’anca:
• Coxartrosi primaria o idiopatica, senza causa apparenti (influenza genetica) (Fig.1);
• Coxartrosi secondaria, come conseguenza di altre patologie:
– Displasia dell’anca (Fig. 2)
– Epifisiolisi
– Malattia di Legg-Calvè-Perthes
– Osteonecrosi della Testa del Femore (Fig. 3)
– Impingement Femoro-Acetabolare (FAI) (Fig. 4.)
– Artrite Reumatoide, Psoriasica, etc
– Artrite Settica
– Post-Traumatica
Il quadro anatomo-patologico della coxartrosi cresce progressivamente, cominciando da un danno della cartilagine articolare a cui segue il rimaneggiamento dell’osso con deformità e formazione di osso esuberante (osteofiti). Con il progredire della patologia, si determina la retrazione delle strutture capsulo-legamentose che limitano il movimento dando origine ad un quadro di rigidità articolare, fino ad arrivare ad un quadro sub-anchilotico.
Nell’artrosi dell’anca la prosecuzione del danno alla cartilagine, la deformazione articolare e la retrazione dei tessuti determinano un quadro di coxalgia, che dal punto di vista clinico si traduce con uno o più di questi SEGNI e SINTOMI:
• Dolore inguinale alla stazione eretta, dopo stazione seduta prolungata, alla deambulazione
• Dolore che si irradia alla regione interna del ginocchio
• Zoppia
• Dismetria degli arti inferiori
• Difficoltà ad indossare calzini e scarpe
• Necessità di appoggiarsi durante la salita e la discesa delle scale e la deambulazione prolungata
La DIAGNOSI è solitamente agevole. Di solito occorrono:
• Esame clinico
• Rx bacino per anche sotto carico + assiali
Solo nei casi più gravi con deformità importanti, ad esempio nella Displasia dell’anca, occorre un esame TC per identificare i reperi anatomici ormai alterati, stadiare la deformità e programmare la strategia d’intervento.
Altre patologie possono dare un quadro clinico che può simulare una coxartrosi. Infatti, occorre fare diagnosi differenziale con un’ernia inguinale, una lombosciatalgia e/o lombocruralgia, una borsite trocanterica, etc.
L’artroplastica d’anca è un trattamento comune per la coxartrosi grave. Interventi di protesi d’anca di successo portano ad un evidente sollievo dal dolore e un miglioramento delle funzionalità dell’articolazione dell’anca.
La protesi d’anca si rende necessaria quando l’articolazione, che unisce femore ed acetabolo, subisce un grave danno. In simili circostanze, l’applicazione della protesi mira a ristabilire la normale mobilità articolare, che sarebbe, altrimenti, irrimediabilmente compromessa, restituendo uno stile di vita più attivo senza dolore.
Una protesi totale di anca consiste in ben 3 componenti:
• Uno stelo femorale, composto da materiale biocompatibile come il titanio, che viene impiantato nella diafisi femorale. Possono essere di varia lunghezza ma soprattutto di diverso design, in modo da conservare più o meno tessuto osseo, anche in base alla morfologia del paziente. Si dividono in Steli Corti (a risparmio di collo e a risparmio di calcar), a minore invasività chirurgica, e Steli Tradizionali;
Steli Corti: a risparmio di collo e a risparmio di calcar
Stelo tradizionale
• Una testa femorale, fatta di metallo, ceramica od oxinium (a ridotto coefficiente di attrito ed alta resistenza), che viene inserita all’apice dello stelo femorale e va a sostituire la testa del femore ormai usurata e deformata dal processo artrosico;
• Una componente emisferica, cotile, costituita da una coppa in titanio all’interno della quale alloggia un inserto in polietilene cross-linkato o ceramica, che rappresenta la cavità o “socket” entro il quale risiede e ruota la testa del femore.
L’intervento di artroplastica totale di anca è stato definito “l’intervento del secolo”. Questo grazie all’enorme grado di soddisfazione riportato dai pazienti e dai chirurghi, sia in termini di outcome clinici che radiografici. Alla base di questi eccellenti risultati è la strategia e la pianificazione dell’intervento.
Infatti, solo dopo un accurato planning pre-operatorio si è in grado di ripristinare la biomeccanica articolare (centro di rotazione articolare, offset e bracci di leva, forza muscolare, lunghezza degli arti, range di movimento), di scegliere il modello di protesi più adatto all’anatomia del paziente. Non esiste una protesi che vada bene per tutte le persone. Si parla quindi di Chirurgia Individualizzata. Analizzando il paziente nella sua globalità è possibile eseguire l’intervento seguendo varie tecniche chirurgiche (Via Laterale Diretta, Via Postero-Laterale, Via Anteriore Diretta), utilizzando sia gli Steli Corti (a risparmio di collo/di calcar) che gli Steli Tradizionali.
Protesi Totale di anca classica
Grazie ai grandi risultati raggiunti dagli interventi di Protesi di Anca, diversamente dagli anni ’80-’90, oggi i pazienti che si affacciano a questa chirurgia sono sempre più giovani, talvolta anche alla 3a-4a decade di vita, che hanno alte richieste funzionali, sia sociali che lavorative. Al chirurgo non viene chiesto solo di eliminare il dolore, ma anche di poter riprendere una vita normale, nel minor tempo possibile e con il minor danno estetico.
I miglioramenti delle tecniche chirurgiche, dei materiali e degli strumentari hanno reso possibile la pratica della Chirurgia Mini-Invasiva (MIS). Per MIS non s’intende solo un’incisione cutanea ridotta, ma anche il rispetto dei tessuti molli ed ossei (Tissue Sparing Surgery – TSS). L’obiettivo della TSS, infatti, è quello di conservare quanto più osso possibile per eventuali chirurgie di revisione future, preservare i tessuti molli (muscoli e legamenti).
Ad oggi la Via Anteriore Diretta (DAA – Direct Anterior Approach), con l’utilizzo degli Steli Corti (Short Stem), protesi più piccole e sempre più resistenti all’usura, rappresenta la strategia migliore nell’ambito della TSS.
LA DAA (Accesso di Hueter) è infatti una via chirurgica a bassa invasività, cioè attraverso un’incisione cutanea di soli 7-8 cm, si sfrutta il setto intermuscolare tra il muscolo sartorio e il tensore della fascia lata per arrivare al piano articolare senza sezionare alcun muscolo. Così dopo l’osteotomia del collo femorale (parziale o totale a seconda del tipo di stelo femorale prescelto) si procede alla preparazione del cotile e del canale femorale per l’alloggiamento della protesi definitiva.
Ecco alcuni VANTAGGI di questa tecnica chirurgica, rispetto alle altre vie (postero-laterale, laterale):
• La cicatrice chirurgica cutanea è ridotta, con conseguente diminuzione della reazione cicatriziale dei tessuti;
• Ridotta zoppia e limitazione funzionale nell’immediato post-operatorio, con la possibilità di deambulare già nelle primissime ore post-operatorie;
• Riduzione del dolore post-operatorio, poiché i muscoli non vengono sezionati;
• Riduzione del rischio di lussazione: la preservazione della muscolatura glutea permette di migliorare la stabilità dell’articolazione, con conseguenti minori restrizioni post-operatorie;
• Minor perdita di sangue: il rispetto delle strutture muscolari e dei vasi sanguigni permette di ridurre la perdita ematica durante l’intervento e nell’immediato post-operatorio;
• Minore degenza ospedaliera;
• Ripresa della completa funzionalità articolare più rapida.
Bisogna, però, tenere presente che l’impianto di una protesi di anca per via anteriore rappresenta una Tecnica Chirurgica più Complessa, non adatta a tutti i pazienti, in particolare quelli obesi o con masse muscolari particolarmente sviluppate e quelli con alterazioni morfologiche importanti dell’anca.
L’impianto di Protesi di Anca con le tecniche MIS-TSS rappresenta una filosofia che richiede uno studio ed una dedizione all’innovazione continui, con una lunga curva di apprendimento. Il Dr. Genco, da sempre attento alla Mini-invasività chirurgica, ha sposato questa filosofia ed amplia il suo bagaglio chirurgico con diverse ore di training anche su cadavere.
Stelo Corto a risparmio di osso con tecnica MIS